Il piano di realizzazione
degli invasi nella Valsamoggia
ed alla Ziribega
ATTREZZIAMOCI PER CAPIRE….
1 - DA DOVE PARTE TUTTA LA STORIA..
Cos’è Il Piano di tutela delle acque regionale (PTAR)?
Il PTAR costituisce lo strumento di pianificazione per il raggiungimento degli obiettivi di qualità delle acque (superficiali e sotterranee, interne e costiere…) fissati dalle direttive europee e recepite nella normativa italiana. Per la stesura del piano vengono tenuti in considerazione molteplici aspetti quali minimo deflusso vitale, risparmio idrico, verifica delle concessioni, diversione degli scarichi, ecc.
Come siamo arrivati ad oggi?
La Regione ha elaborato il Documento preliminare del piano (un insieme complesso e molto corposo di relazioni, carte, valutazioni, norme, allegati…) e lo ha inviato alle province perché queste lo recepissero all’interno dei propri PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale). Il 7 aprile 2009 il Consiglio Provinciale, con deliberazione n. 38, ha adottato la variante al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) in recepimento del Piano di tutela delle acque della Regione Emilia Romagna, per la gestione delle risorse idriche dei prossimi dieci anni, ponendosi l'obiettivo di migliorare la qualità e la quantità della risorsa acqua nel sistema idrico bolognese per adeguarle agli standard imposti dalla normativa europea.
Ma finora cosa se ne sapeva?
Questa approvazione da parte della provincia no è u fulmine a ciel sereno! E’ avvenuta al termine di un lungo processo di elaborazione (conferenza dei servizi) al quale sono stati invitati rutti gli attori interessati (tra cui anche le amministrazioni locali dei nostri comuni). La partecipazione di questi ultimi è stata pressoché nulla (sono a disposizione i verbali degli incontri tenuti in provincia). In questo piano era compresa anche la proposta di realizzazione di invasi collinari, quelli che interesserebbero anche la Ziribega
E cosa è successo negli ultimi mesi?
Entro 60 gg dall’approvazione del piano, i soggetti interessati (amministrazioni comunali, unioni di comuni….) hanno potuto presentare osservazioni. Per grande merito del Comitato ambiente e salute di Bazzano la situazione con il piano di realizzazione di invasi collinari anche nella valsa moggia è venuta alla luce e con la produzione di un articolato documento geologico di controdeduzione al piano hanno dato la sveglia alle amministrazioni ancora intorpidite dalla campagna elettorale. Questi soggetti che in questi 5 anni non ci hanno detto nulla a proposito di cosa si stava decidendo della nostra terra e dei nostri fiumi hanno presentato alla provincia in extremis (il 6 luglio) un documento di osservazioni che raccoglie in patte quelle formulate dalla cittadinanza tramite il comitato citato sopra.
2 - VEDIAMOCI UN PO’ CHIARO
Cosa contiene il piano di tutela
Il piano contiene le misure atte al perseguimento degli obiettivi di qualità delle acque superficiali e sotterranee previsti dalla normativa nazionale ed europea, in particolare relativamente ai seguenti aspetti:
- la riduzione dei prelievi sotterranei e delle perdite del sistema acquedottistico,
- la riduzione dei carichi inquinanti puntuali e diffusi,
- l'incentivazione del risparmio in tutti i comparti (agricolo, industriale e civile) tramite un sistema integrato di misure
- l'incentivazione del riuso di acque reflue depurate per usi di minor pregio
- l'indicazione di aree di particolare tutela
Cosa si propone il piano per la qualità delle acque dei fiumi
Il piano mira a migliorare la qualità ambientale dei fiumi visti come ecosistema. Per fare questo propone una serie di misure:
· Migliorare la qualità dell’acqua dei fiumi (pensando particolarmente agli agenti chimici derivanti dall’agricoltura e dagli scarichi di allevamenti e abitati).
· Migliorare le capacità auto depurative dei fiumi (possibile con la reintroduzione dei corsi d’acqua in un ambito naturale, quindi ricreando attorno ad essi il sistema naturale che li caratterizza)
· Consentire l’interrazione di questo sistema naturale con i bisogni dell’uomo (acqua utilizzata per mille cose, soprattutto per l’agricoltura)
· Migliorare qualitativamente e quantitativamente le acque sotterranee (controllo degli inquinanti, degli emungimenti ad uso agricolo e potabile)
Con quali interventi si vuole agire?
Per giungere al compimento di questi obiettivi il piano propone questi mezzi:
· Misure volte a diminuire il prelievo di acqua (la provincia preleva 100 Milioni di mc/anno a fronte di 88 milioni di prelievo sostenibile. C’è un deficit di 12 M )
· Misure per la riduzione e redistribuzione dei carichi (“buone pratiche agricole”)
· Misure che aumentino la capacità auto depurativa del territorio (rete idraulica più efficiente)
Questo mitico DVM
DVM : deflusso vitale minimo, portata minima di un corso d’acqua per consentire il sussistere di un ecosistema naturale. Questo ecosistema è prezioso ai fini dell’aumento della qualità ecologica dei fiumi.
3 - ED ARRIVIAMO AGLI INVASI
La soluzione migliore?
La soluzione migliore trovata dalla provincia sono gli invasi: bacini posti nei pressi di un fiume che raccolgono e immagazzinano l’acqua, rilasciata nei periodi di siccità. Nella valsamoggia ne sono previsti 7!!!!
Facciamo due conti?
La terza colonna della tabella mostra il valore di deficit per ogni bacino. La valle del Samoggia ha un deficit di portata, per poter avere un minimo di flusso d’acqua (DVM), che corrisponde a 1,1 Milioni di metri cubi annui. Le soluzioni proposte dalla provincia sono degli invasi. Questi causano un aumento di 5,2 milioni di metri cubi annui d’acqua. Nel Samoggia, all’anno, ci saranno 3,9 milioni di metri cubi in più d’acqua. (un po’ tanto?!?). Se si guarda la riga del totale si vede come a livello di tutta la provincia i conti tornano bene. In realtà, mentre il nostro bacino avrà abbondanza di acqua, altri come il Santerno, il Savena o l’Idice non avranno nessun beneficio da questo piano e i problemi legati alla siccità estiva rimarranno.
Gli invasi sottocasa: la Ziribega come zona “umida”
Il laghetto come lo riempiamo?
L’invaso sul terrazzo copre un’area di circa 200.000 metri quadri (lungo 650m e largo 330m). se si ammette una profondità di 5 metri (valore scarso visto che a scavare saranno ditte cavatrici) il bacino avrà un volume poco inferiore a 1 Milione di metri cubi.
Partendo da una media di piovosità mensile di 80 millimetri , in un anno piovono quasi 1000 millimetri di acqua (1 metro ). Se si tralascia l’evaporazione, le perdite dell’invaso, ci vorrebbero almeno 5 anni per riempire il lago. Non è possibile che la ricarica dell’invaso sia sola dovuta a precipitazione.
Si può parlare di scolmatore delle piene. Questo significa che oltre all’acqua nell’invaso entrerà il carico sospeso della piena. Dopo qualche anno di piene, l’invaso diminuirà la sua capacità, per cui sarà da svuotare.
Altra soluzione è la canalizzazione delle acque superficiali.
Ma i calanchi sono di granito?
Gli invasi nei calanchi coprono un’area complessiva di 300.000 metri quadri. Anche questi invasi hanno un volume totale di circa 1 milione di metri cubi. La realizzazione comporterà la costruzione di almeno 2 dighe (forse 3, dipende dal progetto), probabilmente in terra, alte circa 20 – 25 metri .
Il problema maggiore di questi invasi è la manutenzione (molto costosa). Creare un bacino all’interno dei calanchi significa aumentare la quantità d’acqua contenuta nelle argille e quindi i fenomeni franosi tipici di aree argillose. Il bacino si colmerebbe velocemente (pochi anni) di argilla.
Fanno bene al fiume o alle zanzare?
Gli invasi, in più, comportano un ristagno d’acqua per lunghi periodi. Si otterrebbero quindi riserve di acqua “marcia” che favorirebbero il proliferare di zanzare e alghe. Nello stazionamento estivo l’acqua si scalda fino a temperature di 30 gradi. Immettere nel fiume acqua a temperature così elevate significa cambiare le condizioni ambientali del fiume (effetto contrario agli obiettivi finali del piano).
4 – SIAMO GLI UNICI AD AVERE DEI DUBBI?
Riportiamo alcune considerazioni sintetiche del comitato ambiente e salute di Bazzano (le stesse che i forma molto più articolata si possono ritrovare nel documento di osservazioni prodotto assieme a Geologi nel Mondo prima dell’estate)
Guardando le aree, potete rendervi facilmente conto delle dimensioni complessive dell’impresa, paragonandole a quelle degli abitati. Il volume di acque conservabile risulta essere molto superiore a quello del reale fabbisogno. I consorzi di cavatori si sono già offerti di fare il lavoro gratuitamente e questo traduce il piano di tutela acque in una creazione indebita di cave estrattive all’interno della Valle del Samoggia, con un impatto ambientale devastante:
- inquinamento dell’aria: le cave trasformano gli inerti e producono particolato, al quale si associano i gas di scarico delle decine di migliaia di mezzi che dovranno trasportare i materiali alle grosse arterie di traffico; particolati e gas di scarico producono un incremento di tumori, malattie respiratorie e cardiovascolari (tra qualche anno cominceremo a vedere i risultati delle escavazioni e del traffico nelle zone del modenese, che comunque coinvolgono anche noi); il tutto avviene a ridosso di una zona protetta quale è il parco regionale di Monteveglio
- inquinamento delle acque: più un territorio è escavato, minore è la sua funzione di filtro delle acque piovane e di superficie per il rifornimento delle falde acquifere (è uno dei paradossi di questo piano provinciale: per proteggere il flusso di alcuni torrenti si rischia di contaminare le falde…)
- sottrazione di terreno agricolo: è il secondo paradosso: conservare acqua per l’agricoltura da una parte e ridurre la superficie coltivabile dall’altro
- danno naturalistico, ovvero invasi “7″ nella zona dei calanchi
- potenziali rischi per i cittadini (siamo sicuri che gli invasi più a monte non esonderanno mai?)
5 – ED ORA?
Andiamo insieme sul posto per capire meglio e farci un idea più concreta?
Ci piace l’idea degli invasi? (quali aspetti positivi vediamo e quali negativi)
Cosa vorremmo sapere? Cosa chiedere agli enti coinvolti?
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