NON E’ UN BEL GIOCO

Una moneta locale come strumento di aggregazione e di solidarietà della comunità che trattiene sul territorio parte della ricchezza prodotta e ci dota di un salvagente contro la crisi globale che sta travolgendo il mondo.
Questa in sintesi la proposta avanzata dal gruppo della transizione che si avvale dell’esperienza e degli strumenti operativi dello SCEC, (solidarietà che cammina) un’Associazione da diversi anni intenta ad affinare questo strumento operativo elaborato all’interno una vera e propria analisi economico-sociale sulla insostenibilità del modello capitalistico.
L’argomento mi intriga moltissimo.
L’analisi la condivido, credo anch’io che questa affannosa rincorsa alla chimera della ricchezza abbia sostanzialmente dimenticato le priorità: la democrazia, le risorse naturali, le relazioni umane, il rispetto per la persona sono sempre più oggetto di offesa e di umiliazione da parte di tutti gli attori sociali ed in particolare dei poteri forti; ecomomici e politici.
(Rimane comunque il dato oggettivo che non sono state un esempio virtuoso neppure le esperienze socialiste e quindi forse la questione si complica, ma lasciamo perdere.)
Condivido anche l’opportunità di ripartire dalle piccole comunità con elementi virtuosi di partecipazione e solidarietà che invertano una tendenza che al momento appare ineluttabile.
Allora cosa mi lascia perplesso?

La prima osservazione nasce dal numero dei presenti.
Se il gruppo della transizione dopo diversi anni di attività ha coinvolto quasi nessuno forse è il tempo di farsi delle domande sui motivi di questo fallimento.
Strano perché da tante persone che conosco, anche residenti in altri comuni, c’è una grande attenzione sul movimento della transizione a Monteveglio. Molti mi chiedono, mi aggiornano e sono partecipi rispetto a questo nuovo approccio culturale e sostanziale della gestione delle comunità.
Tutti attenti ma solo da lontano per vedere prima i risultati e valutarne la credibilità?
Oppure si tratta dele solite iniziative che hanno molta piu’ attenzione alla visibilità piuttosto che ai contenuti? Ma no dai! Proprio dalla transizione?

Perplesso per l’attenzione all’iniziativa da parte dei commercianti? In fondo parliamo di moneta, di valorizzazione dei piccoli negozi locali, di un’opportunità per aumentare le vedite di trattenere la ricchezza prodotta sul nostro territorio.
No l’attenzione dei commercianti non mi ha per niente stupito.

Perplesso invece dalla presenza del Sindaco che annuncia la sua entusiasta partecipazione e di tutta l’Amministrazione al progetto: “porterò almeno 500 persone nel movimento e l’amministrazione comunale accetterà gli SCEC per il pagamento dei servizi comunali”
Ma vuoi vedere che allora è vero che ci stiamo incamminando verso una vera e propria rivoluzione culturale?
Una sorta di ammutinamento. Anche istituzionale?
Una inversione di rotta a 180° rispetto alle politiche di saccheggio del territorio, ai piani regolatori spacciati per virtuosi poi semplicemente speculativi?
Una ritrovata attenzione alla comunità che, dopo avere conosciuto il raddoppio dei residenti in pochi anni si ritrova un pochino in difficoltà sul terreno dei servizi e delle relazioni interpersonali?
Buoni segnali di sensibilità che però attendono conferme.
Anch’io ormai disilluso faccio fatica a saltare di gioia per una parola. Ho bisogno di verificare di convircermi.
Cosa allora mi rode così tanto dopo la riunione di Giovedì?
La grande perplessità nasce dalla confusione istituzionale e democratica che anima questo paese. Le istituzioni si sovrappongono e si sostituiscono nella loro funzione ad elementi peculiari della politica e quindi dei partiti svilendo il loro ruolo a semplice ufficio di rappresentanza.
Progetti sociali che devono per loro stessa natura nascere dal basso e creare le condizioni del cambiamento proprio perché fortemente caratterizzati da una critica al sistema, vengono fatti propri dalle istituzioni come strumento amministrativo.

Appuntamenti della comunita’ gestiti dalle associazioni, realizzati nello spazio di proprietà dei partiti con il partocinio dell’Amministrazione e con la presenza di tutti gli attori della comunità in una totale confusione di ruoli e di responsabilità.

Associazioni di Amici e parenti con ruolo istituzionale anche in termini di spesa senza capire poi se si tratta di bilancio pubblico oppure privato.
Ecco forse è proprio questo che mi lascia eterefatto. E’ esattamente lo stesso schema culturale della destra e allora mi pare così chiaro che non c’è nessuna alternativa culturale al dilagare dell’egoismo e del personalismo nell’offerta politica.

Facciamo un’esercizio di razionale risoluzione di un problema?
Provo in fondo ho una formazione scentifica dalla quale faccio fatica a prescindere.

C’è da parte di tutti una critica condivisa rispetto alla crisi della democrazia?
Le risposte possibili sono due: si o no.
Se non c’e nessun problema passiamo alle previsioni del tempo ma se un problema condiviso esiste dobbiamo fare uno sforzo per evidenziare un percorso politico che soddisfi il dato di partenza.
Se la crisi c’è esistono ancora due strade percorribili per amministrare una comunità: una forte connotazione autoritaria che traccia una strada si prooccupa poco delle deviazioni e degli incroci istituzionali e fa dei risultati un’obiettivo da spendere, oppure un percorso per recuperare una credibilità ed una centralità delle decisioni all’interno degli organi deputati con una forte tenuta sul piano delle garanzie istituzionali, dei ruoli e delle forme che la politica deve ricostruire.
I partiti sono al centro della democrazia e la loro funzione rimane assolutamente insostituibile all’interno di una visione ortodossa della democrazia.
Le istituzioni invece si collocano su un piano diverso nel quale l’azione rimane circoscritta alla realizzazione degli obiettivi condivisi e all’interno di una casa comune che non è la maggioranza ma è la cittadinanza.

O i partiti o il leader
O l’una o l’altra.
O destra o sinistra.

La realtà mi pare diversa, all’interno di tutto questo caos stanno nascendo una grande quantità di associazioni gruppi e piccoli o grandi interessi di bottega che l’amministrazione ha adirittira pensato di curare e coccolare all’interno di un incubatoio chiamato “conferenza delle associazioni”.
Ma questo fa bene alla democrazia oppure come a me appare spalanca le porte proprio ad una concezione lederistica della democrazia accentrando tutte le funzioni nella figura del sindaco e dell’azione amministrativa svilendo e marginalizzando il ruolo e la missione dei partiti?
Se apri una strada ed una relazione diretta e interpersonale con il potere e ti rapporti con spirito collaborativo sei il benvenuto.
Questo è esattamente il modello proposto da Berlusconi.

Difendiamo la costituzione oppure portiamo acqua alla causa di una costituzione ritenuta sorpassata e non in linea con i cambiamenti che la società ha conosciuto.
Facciamo della comunicazione dei risultati o semplicemente delle illusioni il primo obiettivo della politica urlata ed abbiamo grande attenzione alle persone vicine e molte volte privilegiate oppure recuperiamo una capacita’ di lavoro ed una fiducia nella gente che pone le basi per una comunità davvero coesa nelle relazioni e nella solidarietà e solo dopo nell’economia?
Sogni vero?
Certo ma nel nostro essere cittadini dobbiamo capire dove stiamo e in che porta dobbiamo fare gol rispetto alle nostre sensibilità.
Io a questo gioco con assoluta confusione di ruoli non riesco a partecipare. Il mio schema rimane molto più elementare. Nel gioco della democrazia ho scelto di stare all’opposizione.
Ricordo che nella mia formazione ho conosciuto addirittura chi pensava a questo come uno dei grandi valori della politica come del resto l’alternanza, la politica come servizio di volontariato la funzione redistributiva del reddito da parte del sistema fiscale, il ruolo dell’impresa e del lavoro, l’educazione la meritocrazia la giustizia.
Valori coniugabili a destra e a sinistra con formule diverse e quindi in uno schema di riferimento culturale alternativo.

Penso anche che chi vuole giocare a fare politica debba decidere da che parte stare perché in tutte le squadre non si puo’ giocare e questo vale per tutti.
Se no mi sapete dire dove devo fare gol e con chi gioco????

1 commento:

  1. Questo post mi interessa davvero molto perché evidenzia l'impronta del malinteso darwinismo che la nostra cultura ci lascia addosso. Deve esserci sempre e per forza qualcuno a cui fare goal? Un nemico, un "altro" che sicuramente sta tramando qualcosa di losco?

    Hai scelto di stare all'opposizione a prescindere? Va bene, e trovo anche molto onesto dichiararlo. Però noi avremmo bisogno di te per fare cose che speriamo facciano bene a tutti. Gioca e porta il tuo spirito critico, quello sì che serve e che contribuisce a fare scelte giuste. C'è posto per tutti, tutti possono partecipare, ma la verità è che la maggior parte delle persone è troppo esausta e disillusa per farlo. E tu decidi di non giocare perché devi stare all'opposizione?

    Il nostro modo attuale di fare le cose non è l'unico possibile. Se osserviamo la natura scopriamo che ci sono tanti atteggiamenti collaborativi tra specie e sistemi. Forse sono più quelli collaborativi di quelli competitivi. Sinergie, giochi in cui tutti vincono.

    Nella società occidentale abbiamo utilizzato le opere di Darwin per dare enorme importanza agli atteggiamenti competitivi: sopravvive il più forte, il migliore "È la natura che lo vuole, lo dice anche Darwin.." La competizione fa bene, il mercato si regola attraverso la competizione, mettiamo i fornitori in competizione... Tutti miti della società della crescita che ci stanno conducendo a un mondo tutto fatto di monopoli (alla faccia della competizione e della meritocrazia).

    Tutto sommato, se ci pensi, anche la nostra scuola e il nostro modello educativo funziona in questo modo. Diamo i voti, decidiamo chi è il più bravo. Ma queste non erano le intenzioni di Darwin e fin da subito qualcuno si era accorto di come stavamo travisando le cose (Kropotkin ad esempio - Mutual Aid).

    Insomma io credo che dobbiamo riscoprire la magia della collaborazione. Lo sai benissimo come si fa a fare in modo che non si possa mai cambiare nulla nei nostri sistemi sociali. Trucco vecchio come il mondo: dividi et impera (lo dicevano già i romani). In ogni comunità le persone che "fanno" sono sempre poche. Basta tenerle ben divise e sarà tutto difficilissimo, quasi impossibile. Se invece si uniscono sono guai, mettono assieme un potere pazzesco e tutto diventa possibile (i romani poi mandavano l'esercito ad ammazzare tutti, e non solo loro).

    A me piacerebbe vedere dei cambiamenti, c'è anche poco tempo per farli perché le cose già vanno male e andranno probabilmente molto, molto peggio. Quindi ti prego, vieni a giocare.

    Facciamo gol contro l'inquinamento che uccide i nostri figli e distrugge l'unico pianeta che abbiamo, contro il cibo che ci fa ammalare, contro un modo di vivere che ci rende sempre più infelici e stressati. Vedi, se vuoi dei nemici ne troviamo...

    Basta col dividere tutto in partiti, scatole vuote e orticelli. La maggior parte della gente vota ormai trattenendo il disgusto (qualsiasi cosa voti), i partiti non mi appassionano... io sono per cercare di fare le cose che servono con chi ha voglia di farle.

    Ancora una volta: vieni a giocare. Non possiamo permetterci che tu non ci sia... e il solo fatto che tu scriva un post come questo è il segno che dovresti proprio esserci. Credo nell'intelligenza collettiva e so che deriva dalla varietà dei partecipanti, servono teste diverse per avere i risultati migliori, vieni a giocare.

    Cristiano

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