RI-vergination P.S.C. , ovvero lo specchietto per le allodole

Nel mese di marzo ha preso il via la Conferenza di Pianificazione, come previsto dalla L.R. 20/2000, per l'esame del Documento Preliminare del P.S.C.: il Piano Strutturale dei Comuni dell'Area Bazzanese.
In queste poche righe sono presenti termini forse sconosciuti a i più.
Ci piacerebbe renderle qui più comprensibili ed informare quei cittadini che magari non ne hanno mai sentito parlare.
Cos' è dunque questo misterioso P.S.C.?


E' uno strumento strategico per il futuro del nostro territorio, costato due anni di studi ad un'equipe di esperti, che intende definire lo sviluppo da qui a 15 anni per tutto ciò che riguarda nuove costruzioni, nuove strade, nuove zone industriali, ecc. misurandolo su un potenziale aumento della popolazione.
Sulla carta le linee guida indicate mirano a calmierare l' eccessivo consumo di territorio, che sinora ha rubato fertile terreno agricolo (7.150 ettari fuorusciti dalla gestione delle aziende agricole) a favore di una speculazione edilizia che tutti conosciamo e che la crisi economico/finanziaria ha in qualche modo bloccato lasciando spesso cantieri fantasma aperti e tanti immobili invenduti un po' in tutta la regione (segnaliamo il docufilm "Il suolo minacciato" www.ilsuolominacciato.it).
Fin qui niente da obbiettare. Ciò che salta agli occhi, invece, è l'indicazione di un'esorbitante numero di immobili per i quali è già prevista la costruzione, a cui ne va aggiunto un ulteriore per effetto del previsto aumento della popolazione (600 nuovi abitanti per anno sull'area bazzanese): ben 5600 nuovi alloggi in totale!!!!
Da un lato si sostiene la volontà di uno sviluppo sostenibile, ma in concreto ci pare che altro non si faccia che consolidare le superfici da costruire già previste a cui se ne aggiungono persino altre in virtù di una previsione "ottimistica" di aumento della popolazione.
Ma, ci chiediamo, è ancora credibile una migrazione dalla città verso la periferia?
Quali benefici andrebbero cercando gli individui nel nostro territorio?

        Se da un lato lo scenario per i prossimi 15 anni che il PSC delinea è costruito su un'ipotesi di induzione ad un aumento della popolazione nella fascia di età "attiva" dei giovani adulti, dall'altro non si rileva quali strumenti possano essere adottati a tal fine.
        Ci chiediamo se sia sufficiente dare via libera alla costruzione di nuovi alloggi, concentrandoli sull'asse della Bazzanese, sostenendo che questa è la zona favorita da una discreta offerta di servizi.
In linea teorica una giovane coppia potrebbe essere incentivata ad acquistare casa ed insediarsi in questa zona, ma possiamo immaginare che il mercato immobiliare sia altrettanto attraente?
        Sappiamo tutti che il costo al mq. delle nuove abitazioni di zone "ben servite" è sensibilmente più alto. Prova ne è il fatto che il costruttore preferisce edificare proprio in zone più remunerative.
        Forse è verosimile pensare che una giovane coppia, solitamente con mezzi economici inadeguati, cerchi una sistemazione economicamente più accessibile anche a costo di allontanarsi dai servizi.
        Poco chiaro appare inoltre come si coniughi la concentrazione di edilizia residenziale lungo l'asse della Bazzanese con l'attuale rete viaria, ferroviaria e con l'attuale sistema di trasporto pubblico fermi a trent'anni fa.
        Crediamo sia superfluo sottolineare quanto sia più veloce l'iniziativa privata rispetto a quella pubblica. Di esempi simili se ne è perso il conto e sono sotto gli occhi di tutti; ne citiamo uno per tutti: il famigerato Civis!!!!
        A questo scenario preferiamo senz'altro quello ipotizzato per il territorio rurale e per i nuclei e gli insediamenti storici.
In entrambi i casi l'obiettivo prioritario è la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente promuovendo il recupero e il riuso.
        In particolare appare ragionevole focalizzare l'attenzione sul recupero di quei fabbricati, anche se ora non più esistenti ma riconoscibili tramite documentazione catastale e/o fotografiche, che rendono riconoscibile l'assetto delle corti.
Tutto ciò in un'ottica di recupero del tessuto rurale/abitativo/produttivo tipico del nostro territorio e di salvaguardia di una tipologia costruttiva unica e di grande interesse tipologico/testiomoniale.
        La grave situazione dell'economia agricola, così ben analizzata dalla Dott.ssa Furlani nell'incontro del 6 aprile, vede spegnersi ormai da troppi anni aziende agricole condotte da anziani imprenditori che preferiscono chiudere l'attività in cambio di qualche incentivo o peggio ancora svendendo i propri terreni alla speculazione edilizia.
        La realtà è che il nostro territorio, tipica mente a vocazione agricola, si è via via "inselvatichito" e l'assenza di cura del territorio ha provocato inoltre una grave situazione di dissesto idrogeologico.
Sarebbe quindi auspicabile, se non addirittura indispensabile, indirizzare il flusso migratorio, specie di popolazione giovane e attiva, proprio verso il territorio rurale, incentivandone l'insediamento con appositi strumenti amministrativo/fiscali che semplifichino le procedure di avvio dell'attività e alleggeriscano il carico fiscale almeno per i primi anni (a tal proposito ci pare assurdo che per quanto riguarda la tassa rifiuti le aziende agricole siano equiparate alle altre attività).
        Il ripristino e l'adeguamento di nuclei sparsi esistenti, l'attività agricola e la connessa cura del territorio, il sostegno ad attività collaterali a quella agricola (agriturismo, impianti a biomasse, florovivaismo, biologico, apicoltura, commercializzazione della produzione in "farmer-market", fornitura di produzione ai G.A.S., ecc.) non può che favorire da un lato il rilancio di un'importante settore dell'economia locale, sopratutto a favore della fascia giovane della popolazione attualmente in grave sofferenza rispetto alla ricerca di lavoro, dall'altro il recupero di un aspetto anche estetico del nostro splendido territorio.
        Territorio che è inoltre ricco di borghi storici e di edifici caratteristici, testimoni di una cultura consolidata ancorchè soppiantata  da una non-cultura, che un attento ripristino ed una riqualificazione occulata potrebbero senz'altro condurre a rivitalizzare un'economia di borgata basata sul piccolo commercio di vicinato, su un riscoperto artigianato, su un turismo solidale e a km. zero.

Tamara Masi
(Capogruppo consigliare Monteveglio Bene Comune)

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