RIFONDIAMO?

            La discussione sulla fusione dei Comuni mi pare abbia catalizzato l’impegno politico-progettuale del Pd a livello locale e devo dire mi sembra pieno delle contraddizioni, delle lacune e dei vizi che siamo solititi vedere nell’ambito politico nazionale.
            Con tutti i problemi che abbiamo è sempre molto meglio concentrarci su un progetto faraonico, populista e di grande immagine piuttosto che affrontare le quotidiane inadempienze dell’amministrazione, della viabilità, della scuola e del sociale.
            Così va questo mondo bloccato in una perenne schermaglia tattica e formato all’interno di una logica che sempre prevede il tema amministrativo soffocare qualsiasi progettualità politica di ampio respiro. La fusione rappresenta l’ennesimo obiettivo degli amministratori che hanno sempre bisogno di apparire come i salvatori, gli uomini immagine, di una politica schiacciata all’interno della visibilità mediatica e dei grandi progetti incompiuti.

            Sono arrivato a Monteveglio nel 1988 e da allora ho sempre sentito parlare della grande opportunità rappresentata dalla Comunità Montana, poi rilanciata nell’Unione dei Comuni per arrivare ad oggi con il progetto della Fusione. L’effetto annuncio si moltiplica, cresce ma i risultati concreti per i cittadini in termini di risposte sono sotto gli occhi di tutti.
            Non possiamo non ricordare l’esperienza dei vigili urbani la cui sede è stata fisicamente collocata all’esterno della zona interessata ed al di là della ferrovia, e con una presenza ma soprattutto con una vicinanza con i nostri territori assolutamente imbarazzante.
Ricordo con nostalgia il vigile del paese, Graziano o l’Oria che conoscevano tutti e che rappresentavano anche lo sportello al cittadino per i suoi bisogni e per le sue richieste.
Ecco su questo elemento della qualità della vita di paese ho trovato un grande salto di qualità venendo dalla città che oggi è andato perso.

Parliamo dello SUAP? Lo sportello unico delle attività produttive che avrebbe dovuto portare ad un referente unico per le pratiche amministrative-edilizie e commerciali?
            Chiedete agli imprenditori cosa significa in termini di tempo e di costi oggi fare una piccola ed insignificante pratica amministrativa. Chiedete se è meglio o peggio di 10 anni fa.

Se abbiamo dei problemi amministrativi mi pare ci sia di che lavorare senza attivare un nuovo strumento e se abbiamo l’idea che porti ad un risparmio ci si concentri sulla razionalizzazione delle esperienze già avviate per portarle ad esempio.
Ma se appunto si tratta di una proposta amministrativa bastano due slide, due proiezioni sui bilanci a 5 anni e 10 anni, la localizzazione decentrata degli sportelli per i cittadini ed una strategia sulla definizione dei risparmi ottenuti con una proposta sui tagli alla tassazione a parità di servizi oppure una proposta di aumento dei servizi a parità di tassazione.
Molto semplice, molto lineare, molto aziendalista.
Su questo i cittadini saranno chiamati a votare, ed avranno gli strumenti per valutare dopo alcuni anni la qualità della scelta.

            Se invece la questione è politica appare molto più interessante approfondire un tema che davvero è in sofferenza.
            Che la Politica stia languendo soprattutto per il ruolo subalterno rispetto agli amministratori-governanti e della loro ansia di apparire mi pare assolutamente chiaro. Siamo in pieno all’interno della fase storica del partito del leader.
Io penso che su questo tema dobbiamo sforzarci per superare una fase drammatica della nostra storia che ha portato la maggioranza ad una situazione di sfiducia e di distacco.
            Da questo punto di vista appare evidente che la vera emergenza oggi è rappresentata dalla crisi della democrazia, evidenziata dalla distanza tra la politica e gli eletti, dalla crescente percentuale di non elettori, dalla non rappresentanza politica di larghe fasce della popolazione.
            Di più, appare evidente che l’insofferenza per l’opposizione, nazionale ma  posso assicurare anche locale, mette in luce come oggi sia degenerato il concetto di democrazia scivolato nella deriva del pensiero unico o delle appartenenze.
            La selezione della classe dirigente all’interno dei partiti non rappresenta evidentemente una garanzia della qualità degli amministratori proprio per la mancanza di partecipazione e di apertura.
           
            Forse per il futuro dei nostri figli, del nostro lavoro e della nostra vecchiaia  è meglio affrontare questi problemi culturali piuttosto che i problemi amministrativi che vengono sicuramente dopo e che sarebbero senz’altro aiutati da un clima di onestà intellettuale e di civile confronto politico.
            Ora se questo è il punto sarebbe consequenziale anche attivare un modello di confronto politico non basato sulla centralità degli amministratori ma sulla centralità del popolo (forse potrei dire ggente?) avviando processi nuovi di democrazia partecipativa che si sforzino di avvicinare alle decisioni la popolazione, ascoltando discutendo litigando dividendosi e decidendo.
            Vorrei ricordare che queste “terribili” modalità di confronto politico hanno contribuito dopo la guerra a formare una classe dirigente legittimata all’interno di ambiti culturali forti e coerenti.
            Vorrei anche ricordare che il conflitto come elemento di crescita e di elaborazione va ricercato e non rifuggito in un mare di melassa indistinta nella quale non si può che lentamente sprofondare.
            Vorrei ricordare come il monopolio politico-economico che grava su questa regione inizia certamente a pesare sulle scelte degli stessi amministratori, sui costi dei servizi ai cittadini.
La peculiarità di un modello cooperativo che ha accompagnato una grande stagione democratica ed economica nei nostri territori è ormai assolutamente piegata a logiche meramente capitalistiche e concorrenziali sia sul lato dei servizi che sul lato della produzione.ù

            Ma allora dove sta l’attenzione all’uomo, ai suoi bisogni fondamentali di un modello sociale alternativo elemento distintivo di una alternativa politico-culturale?
           
            Questa occasione potrebbe non essere sciupata in un’ennesima passerella ma sfruttata per un laboratorio di democrazia partecipativa sostanzialmente tangibile, piuttosto che stare a dettagliare dove si risparmia e dove si perdono economie di scala.
            Le relazioni sociali sfilacciate, la soglia della marginalizzazione sempre più vicina, la crisi economico-finanziaria complessiva, la crescita della disoccupazione, la chiusura di molte aziende sono più affrontabili se allarghiamo la comunità oppure l’elemento dimensionale rincorre una risposta mercantilista che soffoca e schiaccia i più deboli e arricchisce sempre più i forti?
            E se diventiamo più grandi siamo sufficientemente grandi per essere competitivi in un mercato globale oppure il nostro universo è la competizione con i nostri  comuni vicini e il rincorrere un vantaggio personale in un contesto nazionale che si sta distruggendo.
            Federalismo competitivo?
            Siamo sicuri che non sia il momento di ripensare al modello di sviluppo e ripartire da una nuova progettualità non amministrativo-efficentista ma dalla centralità dei bisogni e non dei consumi?
            Se le risorse sono finite  appare credibile proporre un modello organizzativo che moltiplica risorse nazionali e regionali per i prossimi dieci anni?
            E se ci svegliamo come la Grecia?

            L’argomento politico mi coinvolge. L’esperienza dei referendum mi pare la vera novità politica che negli ultimi tempi questo paese ha conosciuto e va in una direzione sostanzialmente diversa da quella su cui stiamo ragionando.
Quella proposta ha ottenuto la maggioranza assoluta dei cittadini.
Senza risorse mediatiche.
Forse toccava dei tasti sensibili

Buon lavoro

1 commento:

  1. ho cercato di sapere un po' di più a riguardo della fusione, perchè quello che mi è stato offerto mi è sembrato assolutamente insufficiente.
    Volevo sapere quanto sono i costi del personale che lavora nell'unione dei comuni, ma dal sito http://www.cm-samoggia.bo.it/ ho ricavato poco:
    1)dalla pagina Home>Personale, Valutazione e Merito>Curriculum e retribuzioni ho trovato solo la retribuzione del Segretario Rupianesi, ma di tutti gli altri c'è solo il curricolum;
    2)dalla pagina Home>Personale, Valutazione e Merito>Presenze e assenze dipendenti ho dedotto solo che dovrebbero essere 53 dipendenti;
    3)alla voce bilancio c'è una pagina bianca, o meglio c'è scritto Bilancio ..... e niente altro. http://www.cm-samoggia.bo.it/index.php?view=article&id=231%3Abilancio&format=pdf&option=com_content&Itemid=207 .
    Perchè questi buchi di informazione?
    Caro anonimo, perchè mi devo fidare di questi amministratori dopo tutto il fumo che hanno venduto in campagna elettorale?
    Perchè questa è diventata la priorità primaria?
    Hanno chiesto ai cittadini tutti se questa fusione è la cosa di cui sentono assoluto bisogno?
    Poche decine di persone "selezionate" non rappresentano una comunità.
    Ho già visto troppe promesse non mantenute e sono stanco di essere preso in giro con interventi di pura immagine.
    Credo comunque sia utile chiedere all'unione dei comuni perchè non pubblica i dati.

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