DOMANI COME IERI? di Antonio Capelli

Vorrei approfondire un argomento che mi sta a cuore e che probabilmente è alla base del mio del disagio rispetto alle risposte che la politica è in questo momento in grado di propormi e che ha motivato il mio impegno e la necessità di aprire un confronto aperto con altri compagni di viaggio nel progetto MONTEVEGLIO BENE COMUNE.

La crisi economica che ha investito a partire dagli ultimi mesi del 2008 tutte le economie e tutti i paesi deriva da un sostanziale fallimento del modello economico capitalistico.

Quali ripercussioni avrà tutto ciò e difficile da immaginare ma ritengo del tutto probabile che in termini sostanziali nei prossimi anni si assisterà ad un profondo mutamento dei rapporti economici ed interpersonali.

Vale la pena ricordare che attualmente la nuova amministrazione americana ha posto in essere una vera e propria rivoluzione che tende a favorire lo sviluppo della piccola e media impresa, l’innovazione di prodotto, la ricerca scientifica e le fonti energetiche alternative in un quadro di riferimento drammatico in termini di disoccupazione e di crescita della povertà.

Appare francamente disarmante vedere come in Italia si stia affrontando questo tema con l’approccio sciagurato di chi pensa che la crisi passerà rapidamente, che il nostro sistema produttivo e finanziario ha elementi che lo pongono al riparo da questo tsunami e che essere pessimisti in fondo è una delle cause stesse della crisi.

Io penso al contrario che tutto ciò è una follia e che se non riflettiamo attentamente su elementi oggettivi rimarremo seppelliti da scelte sciagurate che hanno dimenticato proprio in questo momento delicatissimo l’ipotesi di una crisi di dimensioni mondiali.

Vi chiederete cosa centra tutto ciò con la nostra lista civica.

Il mio lavoro sul territorio e sulle relazioni tra la nostra comunità l’ambiente rurale che lo circonda, pubblicato sul bolg, partivano proprio dalla considerazione che se abbiamo in questi anni dimenticato le nostre radici agricole saccheggiando le nostre campagne e dimenticando il settore primario in un quadro di degenerazione vergognosa delle relazioni umane abbiamo fatto scelte dettate esattamente da questa ubriacatura ultra-liberista.

Appare a questo punto opportuno rivedere lo scenario e immaginare quale futuro ci aspetta.

Siamo attualmente, sotto la spinta della pressione urbanistica di questi ultimi anni che ha visto crescere follemente il prezzo degli immobili, in una vera e propria emergenza sul piano dei servizi offerti ai cittadini di Monteveglio.

Le scuole sono attualmente insufficenti a rispondere alla domanda e lo stesso si può dire per i servizi agli anziani, ai giovani in termini di offerta di spazi e di proposta culturale.

La viabilità ha conosciuto una crescita smodata assolutamente prevedibile ma nessuna nuova strada è stata costruita e lo stesso vale per la qualità dell’aria che respiriamo e dell’acqua che beviamo.

Perchè tutto ciò si è verificato?

I Comuni per far fronte alle esigenze di bilancio hanno fatto la scelta di concedere aree edificabili per fare cassa utilizzando in gran parte questo denaro per spese correnti (stipendi e servizi) piuttosto che affrontare criticamente la riorganizzazione dei servizi alla persona ed ai cittadini in una logica di massima attenzione alla spesa sposando sostanzialmente la stessa logica liberista .

Le scelte strategiche stesse sulle tariffe e sulle utility sono evidentemente rispondenti ad una tale impostazione.

Quindi cosa ci rimane da fare per costruire ad esempio una scuola che serve ai nostri bambini?

Concedere altre aree e costruire altre case.

E quei bambini che andranno ad abitare quelle case avranno una scuola accogliente?

Certo che NO! Quella scuola sarà presto troppo piccola!

Allora faremo altre case?

Ancora case anche per un centro anziani?

Ancora case anche per la tangenziale che tagli il capoluogo?

CASE CASE CASE

E il turismo di cui pensavamo di sviluppare quando abbiamo creato il parco?

E gli artigiani che abbiamo seppellito nell’industrializzazione e nella globalizazione?

E le piccole officine meccaniche appartenenti a questo distretto?

Possiamo fare nulla per tenere in considerazione oltre al settore edilizio anche gli altri soggetti della nostra realtà?

La mia angoscia è che ci stiamo impantanando sempre più.

I nostri quartieri già sostanzialmente dormitorio saranno abitati (speriamo!) da famiglie e persone sempre più in difficoltà e quindi più bisognose che busseranno alle porte del comune chiedendo aiuto.

Cittadini che avranno risposte occupazionali sempre minori dalle aziende del nostro territorio e quindi destinati ad una mobilità strutturale.

Molte aziende del settore meccanico del comprensorio forse non sopravviveranno alla crisi.

Il settore immobiliare per diversi anni sarà fermo con prezzi in discesa.

A maggior ragione nei nostri territorio dove l’offerta di centinaia di nuovi appartamenti appena concessionati affosserà le quotazioni anche degli attuali immobili penalizzando ancora di più i piccoli proprietari.

Chi con grande sacrificio ha acquistato la casa negli ultimi anni vedrà inevitabilmente calare il valore del proprio immobile sia per una contrazione inevitabile dei prezzi ma ancora di più per una offerta di immobili sproporzionata alla reale domanda.

Calerà il gettito fiscale in un quadro di riferimento che vedrà aumentata la domanda e i costi d’assistenza, di sicurezza e di tutela del territorio devastato.

Ecco quello che vedo.

I miei studi economici mi hanno dato questi strumenti e la mia esperienza di piccolo imprenditore mi fa vedere il futuro in questo modo.

La risposta che io sento nascere in me ma anche in questo gruppo che si sta consolidando è una risposta che apra una discussione leale su questo modello di sviluppo e metta al centro della nostra realtà la solidarietà, le persone il loro impegno nell’ambito delle loro specificità, le relazioni, l’agricoltura l’artigianato ed il piccolo commercio in una logica che faccia leva su un senso di appartenenza e di comunità riqualificando l’impegno di tutti per farcela tutti insieme e tutti quanti.

Dove la responsabilità dei singoli arrivi là dove le possibilità del pubblico non riusciranno più ad arrivare.

Dove il volontariato abbia una motivazione sola!

Fare uno sforzo nella direzione della solidarietà della inclusione della partecipazione per negare l’altra risposta quella egoistica e violenta e dell’emarginazione e del razzismo che è già fortemente presente tra noi.

Questa analisi porta risposte conseguenti e politiche alternative.

E questo è il nostro impegno!

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