PERCHE’ UNA LISTA AUTONOMA A MONTEVEGLIO di Enrico Suffritti

Il percorso, che “Montevegliobenecomune” (che in seguito chiamerò gruppo) vuole percorrere, è interessante per l’approccio scelto ed è importante perché risulta significativo che in un Comune come il nostro, si voglia far partire una ricerca socio-culturale autonoma; ok.Ma io vorrei far presente una esigenza: quella relativa all’importanza dell’aspetto amministrativo. Non intendo con ciò, far carico di questa necessità al gruppo stesso, che di per sé ha altri scopi e istanze da perseguire.Il mio intento, al di là dell’espressione di un’opinione e di un progetto, può eventualmente coinvolgere alcuni di voi, come cittadini che partecipano alla vita politico- istituzionale; perché, alla fin fine, qualcuno bisognerà pur votare e ci sarà pure un riferimento in una forza politica da parte di ciascuno di noi. Ritengo, quindi, che vi debba essere qualcuno che si dedichi alla vita amministrativa all’interno del Comune, non importa se in maggioranza o in minoranza.Non ritengo che l’esperienza amministrativa sia l’unico modo di interpretare e risolvere i problemi, ma penso che essa sia un elemento utile alla scopo.
“Entrare in Comune” significa innanzitutto conoscere quello che si decide o quello che si progetta: in altre parole sapere quello che ci succederà in seguito a scelte che vengono dall’alto, che, è inutile negare, contano: quelle scelte ci saranno e in qualche modo possono vincolare le nostre azioni e volontà. Una volta conosciute si possono accettare, cambiare o contrastare, anche in maniera organizzata e partendo dal basso, ma con cognizione di causa e agendo secondo percorsi possibili. Altrimenti si corre il rischio di muoversi per finalità irraggiungibili, di combattere contro mulini a vento o semplicemente e inutilmente perseguire obiettivi già realizzati o di possibile realizzazione. “Entrare in Comune” vuol dire individuare alcune istanze o esigenze della popolazione, non prese in considerazione, e spingerle a una soluzione almeno dal lato istituzionale-normativo (lato spesso connesso al raggiungimento di risultati in materia economica e sociale).“Entrare in Comune vuol dire creare un rapporto dialettico tra l’eletto e il cittadino, che consenta di interagire tra la conoscenza delle scelte da sottoporre al giudizio della popolazione e la conoscenza dei problemi da portare a soluzione; tutto ciò all’interno di principi stabiliti a priori, che ogni forza politica enuncia pubblicamente e segue a livello programmatico.Insomma questo percorso, che ritengo importante e utile, può essere messo in atto solamente costituendo liste elettorali: da qui la necessità di costituirne una e io vorrei iniziare questo percorso.La mia è comunque, come dicevo prima, una scelta autonoma dal nostro/vostro gruppo e la lista che nascerà si può porre in rapporto dialettico col gruppo stesso, per quanto riguarda: le conoscenze e le convinzioni che il gruppo acquisirà; i problemi individuati, da portare eventualmente a soluzione, per quanto riguarda il lato istituzionale; le comunicazioni di dati e acquisizioni politico-normative, che possono essere fatte al gruppo da parte della lista. La costituzione di una lista non dovrebbe escludere neppure una partecipazione alla ricerca del gruppo da parte dei componente della lista stessa.A Monteveglio, però, abbiamo un problema in più. Definirei la situazione socio-politica del nostro Paese come ingessata, e mi spiego.Di solito succede che ogni istanza che parte da un pensiero critico o da un punto di vista diverso da quello dominante sia innanzitutto ignorata, poi contrastata più o meno apertamente, in modo che essa non riesca a svilupparsi e a ottenere qualche risultato; se lo ottiene, c’è la tendenza a vanificare ciò che si è raggiunto.Questo processo deriva, secondo me, dalla volontà di esprimere e mantenere un potere diffuso di controllo e di coinvolgimento della cittadinanza, almeno su quella parte che può incidere o contrastare l’idea o le scelte del potere dominante. Questo potere, che può derivare da potenti figure locali, personalità politiche influenti o semplicemente da un’abitudine culturale (che costituisce un tabù contrastare), da luogo a una mentalità di subordinazione, che si esprime anche a livello di “inconscio collettivo” o di reciproco controllo sociale tra i cittadini e, di conseguenza ingessa la società. Ebbene tale mentalità agisce in maniera diversa da quello che dicevo prima, riguardo al modo di fare politica nelle istituzioni, ed essa non ha niente a che vedere con atteggiamenti che dovrebbero avere facile accesso in una società democratica, e cioè: uguale dignità tra cittadini o forze politiche, scambio delle idee alla pari, atteggiamento di ascolto reciproco, possibilità di esistenza e di espressione di idee diverse in un libero confronto, superamento di un atteggiamento di sospetto strisciante, responsabilità e autonomia nella gestione dei problemi. Questa situazione di disuguaglianza tra le diverse idee e i diversi intenti porta a non considerare e a isolare le istanze che sono ritenute fuori dalle conoscenze affidabili e dagli schemi stabiliti a priori.In tale situazione, anche per averla subita personalmente, ritengo che non sia possibile, al fine di far mutare segno a questa nostra società, collaborare con la forza dominante in questo Paese,il PD:il rischio è quello dell’annullamento delle differenze, che, per altro esistono.Penso, invece, che sia meglio cercare di creare un rapporto dialettico tra le forze politiche, per spingerle a un’evoluzione e a un confronto, e per costituire punti di riferimento differenti in grado di rappresentare soluzioni diverse in relazione alle problematiche che man mano si determinano.Poi il gioco democratico spingerà a fare le scelte, partendo, però, da una pari dignità e considerazione.Quindi, concludendo: lista elettorale sì, ma anche autonoma e alternativa.
Enrico Suffritti

Nessun commento:

Posta un commento