DESTRA O SINISTRA?

La situazione di difficoltà che ha colpito il Gruppo Mazzoni merita un’approfondimento.
Quando un’azienda entra in crisi in fondo si impoverisce tutta una comunità.
Per i lavoratori coinvolti e per le loro famiglie, però, si tratta di una vera e propria tragedia.
Ho l’impressione che in questi momenti le solite parole di “solidarieta” risultino vuote e sostanzialmente inutili per chi si trova a pagare personalmente il conto della crisi.

Come al solito, però, sono spinto a fare considerazioni di carattere politico perché questo è il mio attuale sentimento e perché sono convinto che di questo dobbiamo parlare per analizzare fino in fondo le ragioni della crisi sostanziale dell’attuale modello economico se vogliamo evitare a tanti altri di pagare il prezzo carissimo della disoccupazione e della recessione.
Poi, in modo più semplice ed egoistico, perché sono dannatamente preoccupato per i miei figli e per il loro futuro.

Al fine di recuperare un equilubrio che ci permetta di continuare a godere di una ricchezza fatta di relazioni, solidarietà, educazione, sanità e di una efficace redistribuzione del reddito (si chiama wealfare-state ed ha significato il punto più alto del modello socialdemocratico europeo) dobbiamo anche sapere creare le condizioni perché le aziende, l’economia e la ricchezza siano prodotte, salvaguradate distribuite e non depauperate e che di conseguenza la politica si attenta viglie e severa nelle sue azioni.
Si tratta di recuperare un modello economico-politico sostenibile rispetto al modello attuale che vediamo ogni giorno dimostrare la sua impossibilità a sopravvivere.

L’azienda Mazzoni fa un salto dimensionale importante nella relizzazione dello stabilimento della Beghelli s.p.a. intorno alla metà degli anni 80.
Per tale intervento ottiene una licenza temporanea dal Comune di Moneteveglio per localizzare una piccola centrale di betonaggio in area agricola a servizio del cantiere.
Finito l’intervento la licenza scade e si dovrebbe procedere allo smantellamento dell’impianto.
Mazzoni non lo fa ed anzi amplia l’impianto
Parte un lungo contenzioso che passa attraverso diverse amministrazioni per approdare sucessivamente ad una sostanziale sanatoria delle violazioni e la concessione da parte del comune del cambio di destinazione di uso del terreno ( un’area non piccola).
Da notare che la presenza di un impianto di betonaggio era prevista anche in area agricola comunque potete ben immaginare cosa vale un terreno agricolo rispetto ad un terreno industriale.
In questo caso si è premiato quindi chi si è comportato in modo non troppo “leale”
Sucessivamente il gruppo Mazzoni ha conosciuto una cerscita vertigionosa all’interno del comparto edile. Vorrei però ricordare che le amministrazioni e quindi la politica con questo settore sono legate a doppio filo.
Prima perché le concessioni le rilascia la pubblica amministrazione secondo perché gli oneri di urbanizzazione vengono incassati dagli stessi comuni.
La “grande alleanza” ha quindi ingrossato il fiume di denaro che il settore ha generato negli ultimi anni con l’aggravante che gli oneri di urbanizzazione, che sono sostanzialmente il denaro che la pubblica aministrazione chiede al privato per dotare di servizi adeguati i nuovi residenti, (strade, asili, scuole, ecc.) è stato speso in gran parte per pagare stipendi e spese correnti, mettendo quindi in sofferenza i servizi e le infrastrutture che servono ad una comunità. (strade, asili, scuole, ecc.)
Possiamo quindi tranquillamente affermare che la crescita impressionante del comparto è stata fortemente favorita dal pubblico e che nella fattispecie il Gruppo Mazzoni è stato premiato nell’ambito locale da alcune passate amministrazioni. Quindi si è preferito favorire un’impresa di dimensioni medio-grandi piuttosto che più imprese di piccole dimensioni.

Abbiamo anche notizia, dai giornali locali, che il titolare, Sergio Mazzoni, sia indagato per esportazione di capitali all’interno di un’indagine che ha coinvolto alcuni istituti di credito con sede a San Marino.
Non conosciamo l’entità delle cifre che vengono contestate dalla procura ma ci auguriamo che tale notizia sia priva di fondamento perché in ogni caso aggiungerebbe comunque elementi di ulteriore preoccupazione rispetto alle considerazioni alle quali vorrei arrivare.


Prima considerazione: se un settore conosce questi ritmi di crescita all’interno di un mercato non competitivo o con bassissima competitività, sostanzialmente legato alla politica con intrecci così stretti, con un alta e fisiologica percentuale di evasione fiscale (mi riferisco in questo caso alla parte in nero che ogni acquirente paga all’atto del rogito dell’immobile, rientrando comunque nei parametri catastali) possiamo sostenere che siamo in un’economia capitalistica e liberale?
Badate che molti grandi gruppi industriali italiani fondano il loro fatturato all’interno di mercati oggetto di concessioni governative (penso alle televisioni, autostrade, energia, comunicazioni, editoria), ma anche appalti pubblici nell’ambito di servizi al cittadino in forma privata e cooperativa (sanità scuole anziani) .
Ora tutti noi sentiamo ogni giorno la glorificazione del libero mercato come modello di efficienza e di libertà. Tutto quello che è pubblico appare inefficiente e improduttivo e causa di costi insopportabili per la comunità.
Però scusate che libero mercato è?
Di cosa stiamo parlando?
Tutti liberali con soldi pubblici al di fuori della concorrenza?

Oppure tutti socialisti con una attenzione altissima per le ragioni del profitto privato e dell’impresa ed una scarsissima pianificazione dei territori e del sistema che sorregge il walfare?
Così come la nostra grassa rossa e “cooperosa” Emilia ci insegna?

Destra e sinistra, liberismo e social-democrazia sono morte e sepolte per mano di chi in questi anni si è riempito la bocca di parole e le tasche di soldi.


Seconda considerazione: L’evasione fiscale fisiologica di ogni economia in Italia raggiunge livelli di patologia gravi e sistematici.
Se sommiamo a tutto questo il peso della criminalità organizzata che che controlla una parte importantissima dell’economia interna nazionale ed anche internazionale al di fuori della tassazione e dei controlli amministrativi e burocratici arriviamo ad immaginare che, una parte significativa di denaro necessario allo stato per elargire servizi ai cittadini non possa essere più sostenibile.
Ma attenzione le risorse per il pagamento al sistema industriale e produttivo privato, come abbiamo visto, manca all’appello.
Salta il giochino e poi cosa facciamo?
I soldi per la cassa integrazione come gli incentivi all’acquisto di beni e servizi finiranno prima o poi così e se l’economia non riparte mi pare difficile ipotizzare di aumentare il carico fiscale sui pochi sopravvissuti a fare impresa.

Il sistema di walfare è prossimo a saltare per mancanza di fondi e nessuno credo possa pensare di salvarlo con dei piccoli aggiustamenti di bilancio.

Terza considerazione: Ieri il papa ha proclamato nell’omelia che dobbiamo assolutamente mettere in discussione il nostro modello di sviluppo. Lo dice il segretario generale dell’ONU, lo dice il presidente degli Stati Uniti lo dicono ormai tutti.
Possiamo parlare di questo invece che di destra e sinistra?
Possiamo pensare alle persone che oggi sono senza lavoro e che domani saranno senza lavoro?
Possiamo parlare di chi oggi non mangia e che domani non mangerà?
Possiamo parlare delle risorse vitali disponibili in forte deficit di approvvigionamento?

Il modello di sviluppo capitalistico è finito perché è finita la capacità della politica di controllare il mercato.

Chi pensa che queste tre considerazioni sono una stronzata non è chiamato a nessuna risposta, per chi invece si sente toccato si apre un capitolo molto interessante: sognare un modello di sviluppo alternativo.

2 commenti:

  1. La pregherei di mettersi in contatto con me al più presto per relazionarla sull’iniziativa di supporto e organizzazione al Civismo nella quale stiamo coinvolgendo le principali Liste civiche della provincia di Bologna.
    Dopo un breve colloquio telefonico, le invierò un documento sul Civismo redatto dal sottoscritto e condiviso da un’ampia rappresentanza Civica nel quale sono riassunti, tra l’altro, le motivazioni che sono alla base del Progetto Rete Liste Civiche.

    Ringraziandola fin d’ora per la sua attenzione, le comunico anche il mio recapito telefonico di casa 051-6251768 al fine di agevolare la nostra comunicazione.

    Con Stima

    Giangiacomo Congiu



    Galleria Cavour, 6
    40124 Bologna
    t 051.269414
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    m 335.6840183
    contatto skype: giangiacomo.congiu

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  2. ma quale walfare? ma quale destra e sinistra? Mazzoni che costruisce per Beghelli col placido benestare delle amministrazioni che hanno falsato e coperto il bilancio coi manini... al sud si chiama MAFIA

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