AGRICOLTURA: PROTAGONISTA DELLA NUOVA ECONOMIA -7 marzo 2011 h 20.30 PARCO SAN TEODORO Il PD organizza


Il tema appare interessante.
Il pubblico numeroso
I relatori qualificati.
Un’occasione di dibattito pubblico su un tema che mi coinvolge.
Partiamo bene
Ho delle aspettative

Gli interventi iniziali denotano subito il taglio solito che da tempo attanaglia il dibattito pubblico: molta autocelebrazione, scarico a monte e/o a valle di responsabilità, elenco dei bisogni dei singoli attori, nessuna analisi delle prospettive e soprattutto nessuna idea sulle strategie.
A me non serve, ma mi chiedo a chi serve?

Un intervento taglia il tranquillo passeggio.

Una ragazza del pubblico chiede quali elementi significativi possono aiutare un giovane ad entrare da protagonista in agricoltura: il valore dei terreni è troppo alto e fortemente influenzato dalla speculazione abitativa, ed accedere appare impossibile se non si è agricoltori da generazioni.

Nessuno raccoglie. La passeggiata ricomincia.

Come si fa a considerare centrale l’agricoltura per il futuro se non esistono le condizioni per fare nuove imprese, per favorire l’accesso dei giovani, per incentivare iniziative innovative ed al contrario si è assistito inermi alla chiusura sostanziale dell’agricoltura di montagna e la collina già è avviata sullo stesso scenario.
In pianura e sulla bassa collina vorrei  ricordare che molti dei terreni sono coltivati solo grazie al contoterzismo che mi rifiuto di condiderare un’attività agricola e che molti dei fondi della Pac arrivano proprio a queste imprese che “usano” la terra ma che non sono all’interno del mondo degli agricoltori.

La mia impressione è che i fondi europei, che non sono esattamente pochi, in particolare per i giovani agricoltori vanno interamente ai figli dei vecchi agricoltori, e si traducono in un’ulteriore rendita di posizione, che si somma alle numerose altre misure (Pac, ma non solo).

Certo appare difficile immaginare l’agricoltura al centro di scenari futuri, se rimaniamo così strettamente legati ad un concetto di impresa agricola statica, tutelata, legata alla rendita e non al mercato, al territorio o  alla società.

Se togliamo le aziende dal regime degli aiuti muoiono, ma rimanere legati a  questo ambito di tutela  le assicura la sopravvivenza?
Quali elementi di dinamicità ha conosciuto il settore? Possiamo individuarli?
Quale leva imprenditoriale hanno usato?
Non è il momento forse di tentare almeno un po’ di sperimentazione su nuove forme di impresa, anche legate alle nuove emergenze che stiamo conoscendo?
Disagio sociale, disoccupazione giovanile, emergenza abitativa, abbandono delle terre in vaste aree non solo marginali, bisogno di socialità, salubrità dell’alimentazione possiamo tentare di incrociare questi percorsi in forme incentivate, supportate, favorite?
Possiamo parlare di filiera corta, energia verde, manutenzione dei territori, prodotti di qualità, valorizzazione delle tradizioni e cultura del cibo, lavoro femminile, agricoltura sociale intorno alla comunità e alle tante terre abbandonate, ai casolari che crollano oppure ci accontentiamo di vedere qualche industriale che recinta il cortile e ristruttura il rustico?
Tutto appare così inevitabilmente legato alla conservazione dell’esistente che un futuro diverso appare davvero difficile anche solo immaginarlo.

E se ci provassimo?

4 commenti:

  1. Ricordavo solo l'incipit di questo saggio pensiero: internet mi ha dato una mano a trovarlo e ve lo propongo perchè mi pare valga la pena leggerlo e scolpirlo nella nostra memoria.
    Quando l'ultimo albero sarà stato abbattuto,
    l'ultimo fiume avvelenato,
    l'ultimo pesce pescato,
    vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.
    La nostra terra vale più del vostro denaro.
    E durerà per sempre.
    Non verrà distrutta neppure dalle fiamme del fuoco.
    Finchè il sole splenderà e l'acqua scorrerà,
    darà vita a uomini e animali.
    Non si può vendere la vita degli uomini e degli animali;
    è stato il Grande Spirito a porre qui la terra
    e non possiamo venderla
    perchè non ci appartiene.
    Potete contare il vostro denaro
    e potete bruciarlo nel tempo in cui un bisonte piega la testa,
    ma soltanto il Grande Spirito sa contare i granelli di sabbia
    e i fili d'erba della nostra terra.
    Come dono per voi vi diamo tutto quello che abbiamo
    e che potete portare con voi,
    ma la terra mai.
    Piede di Corvo, Piedineri (Tribù CREE)

    $agittarius

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  2. la mia domanda forse è stupida, ma in un paese dove i veri soldi si fanno speculando sulla costruzione edilizia e sulla cementificazione di vaste aree da sempre destinate all'agricoltura, in un paese dove gli stessi enti pubblici non hanno rispetto e svendono ampie porzioni di territorio pregiato senza avere la capacità di uno sguardo a lungo raggio, HA SENSO PARLARE DI "SVILUPPO DELL'AGRICOLTURA"??

    la mia risposta è NO.

    questa è solo PROPAGANDA, senza alcun tipo di idea di sviluppo di questo tipo di economia.

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  3. LA REGOLA DI CHI CI GOVERNA ORMAI E' AFFERMARE CHE SE LE COSE VANNO MALE LA COLPA E' DI ALTRI (TESI CONDIVISA).
    A ROMA LA COLPA E' DEGLI AMMINISTRATORI LOCALI CHE SONO INCAPACI, IN PROVINCIA E' DEL GOVERNO CENTRALE OPPURE DELLA COMUNITA' ECONOMICA EUROPEA E DELLA SUA BUROCRATIZZAZIONE.
    L'OPPOSIZIONE DEVE TACERE A PRESCINDERE E LASCIARE LAVORARE IL GOVERNO. (TESI CONDIVISA)
    E PER CAMBIARE COSA SI DEVE FARE?

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  4. anonimo chiede: E PER CAMBIARE COSA SI DEVE FARE?

    Io dico: studiare la storia ed imparare la lezione. A stagioni opulente si sono succeduti tempi di corruzione, interrotti per lo più da dinamiche rivoluzionarie da parte dei ceti soccombenti (Nord Africa docet). Nella nostra stagione ci vorrà forse ancora un po' di tempo, ma ....sono convinto che chi detiene il potere (locale o nazionale) sostenuto da un elettorato che finora ha passivamente firmato deleghe in bianco, stia lavorando molto bene per creare le condizioni di una rivoluzione, se non altro culturale! Il cambiamento vero può partire SOLO dal basso con attiva partecipazione e consapevolezza nelle scelte. $agittarius

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