4.7 - Solidarietà e socialità: i veri nomi della sicurezza

L’analisi –NUOVI NOMI PER LA SICUREZZA.


Ogni espressione di difficoltà sociale ha una origine nei vissuti personali, familiari e sociali. Relegare l’analisi delle situazioni di degrado nell’area della cosiddetta sicurezza ed ordine pubblico è una scorciatoia miope e che non porta a risultati significativi.

La sensazione di insicurezza diffusa che viene agitata sempre più violentemente come motivazione forte per accrescere la diffidenza rispetto a manifestazioni di disagio sociale, di differenze culturali, di stili di vita a noi inconsueti, non fa parte della nostra idea di società.

L’idea di sicurezza che noi proponiamo è quella che mette al primo posto la sicurezza delle persone più deboli, di quelle che non hanno reti si protezione, che non hanno certezze economiche, familiari, relazionali. La sicurezza è sicurezza sociale e non di una è parte di comunità nei confronti di poche espressioni di violenza.

Anche le risposte proposte in termini di controllo del territorio (ronde, telecamere, potenziamento dei corpi di polizia) orientati verso un presidio o militarizzazione del territorio non rispondono alla domanda vera di riappropriazione degli spazi da parte di chi ci vive: se la gente vive il paese, le situazioni di disagio vengono contenute.

Nel caso di Monteveglio è emblematica poi la situazione di totale abbandono nelle ore serali della zona centrale così come di molte altre aree del paese.

La socialità e la solidarietà sono le vere risorse per prevenire e controllare le cause degli episodi di violenza e degrado – a Monteveglio peraltro assolutamente residuali se confrontati con contesi urbani o provinciali diversi.

Potenziare le reti di sostegno alle famiglie ed ai singoli in situazione di difficoltà significa prevenire comportamenti a rischio di devianza e di pericolosità sociale. Una comunità coesa è la migliore risposta alla esplosione di violenza incontrollata: vivere relazioni solidali con i vicini immigrati, con chi ha perso il lavoro, con chi ha problemi di dipendenza è la migliore difesa da situazioni di insicurezza.

Il tema poi dell’integrazione tra culture non può che divenire centrale per il nostro futuro di comunità ormai composta per buona parte da persone immigrate e soprattutto bambini immigrati: la diversità in tutte le sue forme non può che essere una ricchezza che ci può aiutare anche nella conoscenza reciproca a riscoprire ragioni di una convivenza attualmente a compartimenti stagni.

Le nostre proposte –UNA NUOVA POLITICA DI SICUREZZA SOCIALE.

Pensiamo a:

✔ favorire nei cittadini il piacere della fruizione del territorio di tutti: parchi, luoghi di incontro, piazze e piazzette sono tutte occasioni di socialità e di relazione che svolgono una funzione di prevenzione dalla manifestazione di microcriminalità e violenza.
✔ Rendere accessibili i luoghi di socialità prevedendo azioni di abbattimento di ogni tipo di barriera: fisica per le persone e a mobilità ridotta (anziani, disabili, mamme col pancione…) e culturale (es. immigrati) con la creazione di occasioni dove si possano incontrare ed esprimere altre culture e far della nostra cittadina anche “la loro cittadina”
✔ favorire tutte occasioni di dialogo che aiutino l’integrazione delle persone – specialmente quelle più in difficoltà – nei circuiti di socialità e di relazione.
✔ Riportare i vigili presenti sul territorio,che siano del territorio e per il territorio.

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